La burocrazia minaccia il futuro della Transizione 5.0: l’appello di Unimpresa al Ministro per un intervento immediato

Il Piano Transizione 5.0, nato per incentivare le imprese italiane a investire in tecnologie avanzate, è al centro di forti critiche da parte di Unimpresa. Seppur accolto con ottimismo al momento dell’approvazione, il progetto rischia di trasformarsi in un labirinto burocratico che ostacola, anziché supportare, il rinnovamento delle aziende. Gli imprenditori italiani sono ora alle prese con procedure complesse e costi aggiuntivi, necessari per adempiere ai requisiti di certificazione previsti.

Ostacoli burocratici e costi extra: l’impatto sulle imprese

Secondo Unimpresa, i criteri di certificazione imposti per ottenere il credito d’imposta rappresentano un vero e proprio ostacolo. Le aziende devono dimostrare una riduzione del consumo energetico, pari almeno al 3% su specifiche unità produttive o al 5% sull’intero processo. Questa documentazione, che implica costosi studi di fattibilità energetica e ambientale, è gestita dal Gestore dei Servizi Energetici (Gse) e richiede verifiche dettagliate, sia prima che dopo la realizzazione dei progetti. Per adempiere a tali obblighi, molte aziende si vedono costrette ad assumere esperti esterni, aumentando così i costi operativi.

Credito d’imposta e misure previste dal piano

Con uno stanziamento di 6,3 miliardi di euro in crediti d’imposta, il governo intende sostenere l’adozione di tecnologie innovative nelle imprese italiane tra il 2024 e il 2025. Tuttavia, Unimpresa denuncia come la complessità delle procedure burocratiche renda difficile l’accesso a questi incentivi, scoraggiando le imprese dal completare l’iter per il riconoscimento dei fondi.

Ritardi dei decreti attuativi e incertezze normative

Isa Gatti, delegata di Unimpresa al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), ha inoltre sottolineato i ritardi nella pubblicazione dei decreti attuativi e la carenza di informazioni chiare nelle FAQ ministeriali, spesso incomplete e poco tempestive. Questi ritardi non fanno che aumentare l’incertezza tra le imprese, già alle prese con difficoltà operative ed economiche.

Critiche alla legge di bilancio: mancanza di risorse per il credito d’imposta

Un’altra nota dolente per Unimpresa riguarda la legge di bilancio, che non affronta le criticità della Transizione 5.0. Mentre si concentra sul riversamento del credito d’imposta per ricerca e sviluppo, le risorse necessarie per snellire le procedure del Piano 5.0 restano limitate. Gatti evidenzia come tale scelta sembri beneficiare principalmente l’Agenzia delle Entrate, anziché sostenere concretamente gli imprenditori italiani.

L’appello di Unimpresa: un tavolo di confronto urgente

Nonostante le difficoltà, Unimpresa continua a confidare nell’impegno del Ministro delle Imprese e del Made in Italy. Gatti propone l’istituzione di un tavolo di confronto con le associazioni di categoria entro i prossimi 45 giorni, con l’obiettivo di discutere le criticità e proporre soluzioni per rendere la Transizione 5.0 più accessibile e vantaggiosa per le imprese italiane.